"La scuola di guerra della vita", Friedrich Nietzsche:

Quel che non mi uccide, mi rende più forte"

(Friedrich Nietzsche, Crepuscolo degli idoli, 1888)

"Se dopo aver accompagnato tuo figlio in palestra, aspettando seduto nello spogliatoio e pensando alla gara del giorno prima, con la calcolatrice del cellulare cominci a calcolare:

- a che passo avresti dovuto correre per arrivare cinque minuti prima;

- che tempo avresti fatto se ai 10 chilometri fossi arrivato ad una media inferiore di 5 secondi al chilometro;

- a che media affronterai la prossima gara volendo migliorare il tuo PB di almeno 10 minuti

allora le possibilità sono due: o sei un runner o sei cerebroleso, e non è detto che una escluda l'altra....”
(orzo)
....certo che noi runners siamo proprio strani....
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sabato 4 febbraio 2012

Riflessione




Ci sono momenti, nella vita di un runner, nei quali tutto sembra perdere di importanza, nei quali la Cultura dello Sport scema.
Il disinteresse per la forma fisica assurge ad argomento del giorno e null’altro sembra avere importanza minore, specialmente quando lo stato delle cose non stimola diversamente e la Bora che soffia con violenza fa percepire una temperatura di – 18°.



Si aprono scenari fino ad allora invisi, fatti di sedentarietà e pigrizia, nei quali le sedute di CM sono sostituite da sedute sul divano ed alle ripetute brevi si preferiscono le ripetute lunghe….distesi dieci minuti da una parte e dieci minuti dall’altra.
Ebbene, in quei momenti lo sforzo fisico è un lontano ricordo, e tale si vuole rimanga.
Riscaldamento (centralizzato) a palla, anche di notte (e anche troppo), le asburgiche “vecchie Province” vestono in toto i panni della Colonia annessa al Regno d’Italia, acquisendone vizi e virtù, soprattutto i primi….
Barba lunga, lo svacco prende il sopravvento e l’ipnotico elettrodomestico rettangolare polarizza, è il caso di dirlo, gli “sforzi” quotidiani.

Pur essendo poco o nulla avvezzo allo sport “guardato” e non identificandomi nel tifo per alcuna compagine sportiva, riconosco in taluni sport gesti atletici degni di nota.
Seguo, infatti, le tappe alpine del Giro d’Italia di ciclismo, le Olimpiadi, specialmente per l’atletica leggera e per la ginnastica artistica, mentre aborro gli sport (sport ??) palla-dotati.
Fa eccezione il rugby, del quale apprezzo la fatica (vera) e lo spirito profondamente sportivo che unisce le squadre avversarie.
Tutto ciò premesso stilo, quindi, di seguito il programma della mia giornata odierna.
Ore 12:00 – discesa libera da Chamonix
Ore 17:00 – torneo 6 Nazioni di rugby

Il frigo è pieno di birra e schifezze varie: oggi via libera al lassismo, al grido di un forse poco aulico, ma oltremodo realistico quanto veritiero
MA CHI ME LO FA FARE ?!?!




























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Credo di fare "cosa buona e giusta" inserendo la seguente osservazione, trovata sul Blog di Orlando Pizzolato, persona decisamente esperta in materia.

Gli effetti del gelo

Approfitto delle critiche condizioni ambientali che si stendono su tutta la nostra Penisola per sottolineare gli effetti del gelo sulle prestazioni atletiche.
Quando la temperatura dell’aria è vicina a 0° il rendimento sportivo cala perché perde di efficienza l’apparato respiratorio, si riduce la fluidità dei muscoli ed è condizionata anche la termoregolazione.
Con il freddo, la reazione logica è coprirsi maggiormente, ma ciò serve solo per ridurre la dispersione del calore del corpo (favorire quindi la termoregolazione), e il rendimento fisico è sempre inferiore a quando la temperatura è più mite.
Gli aspetti fisiologici che ne risentono riguardano il massimo consumo di ossigeno, e si riscontra anche una maggiore difficoltà del cuore a raggiungere livelli massimali: la frequenza cardiaca massima resta più bassa di circa 5 battiti al minuto, e quando il termometro segna –10°, si possono perdere fino a 20 secondi al chilometro.
Coprirsi maggiormente non migliora più di tanto la situazione; anzi, un abbigliamento troppo pesante, composto da molti strati, contribuisce a ridurre ulteriormente il rendimento, perché i movimenti sono più impacciati. 
Solo se si deve correre a ritmo lento si avvertono i vantaggi di un abbigliamento più pesante, anche perché il calore metabolico prodotto dall’organismo sotto sforzo è inferiore a quello prodotto ad andature più sostenute.
Ad influire negativamente sul rendimento c’è anche l’azione del freddo sulle scarpe, e precisamente sul materiale che compone l’intersuola.
Sempre più frequentemente le aziende utilizzano l’aria come elemento da inserire nell’intersuola (iniettata quando il materiale elastico - di solito l’EVA - si sta raffreddando), allo scopo di aumentare il volume della scarpa per ampliare l’effetto ammortizzante.
L’aria non ha in sostanza peso, e quindi non influisce sulla composizione ponderale della calzatura; è quindi un elemento vantaggioso per aumentare l’effetto ammortizzante e ridurre il rischio d’infortunio dai forti e numerosi impatti con il terreno.
Purtroppo, però, il freddo agisce negativamente sull’aria, perché quando la temperatura si abbassa le molecole riducono la loro velocità ed in pratica s’induriscono.
Ciò che succede all’aria lo possiamo verificare con l’acqua; quando la temperatura si avvicina a 0°, l’acqua solidifica per effetto della perdita di velocità delle molecole che la compongono.
Le micro particelle di aria iniettate nell’intersuola delle scarpe tendono a cristallizzare e la scarpa diventa meno morbida.
Le calzature da corsa diventano quindi meno elastiche, tanto che noi le definiamo come scarpe “secche” proprio perché perdono l’effetto ammortizzante e, anche se modesto, quello di spinta.
Se tale situazione può sembrare poca cosa, è sufficiente prestare attenzione al rumore che fa il nostro piede quando appoggia per terra: è maggiore rispetto a quando la temperatura è più mite.
E ciò è tanto più evidente quanto più sottile è l’intersuola della scarpa, come per esempio nelle calzature che si usano in gara e negli allenamenti veloci.

4 commenti:

  1. ...e dopo te paghi dazio !...ale su...scarpete, qualche strato de maie, braghe lunghe, guanti e beretin...da roian al bivio, lato monte, sufia poco gnente...e andar e tornar xè circa 11 km...:-)

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  2. insoma no volè darme ragion, dei....eh eh eh eh
    ;-)

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  3. Ma, la bora e una scusa bouna, no?
    Ma, preferrirei buon tempo e una lunga corsa, che questa bora maledetta!

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