Odore di campestre
Mattinata vintage.
Prima di oggi, l’ultima frequentazione del Campo di Cologna è del luglio scorso, ripetute brevi a 30° C in preparazione a Venezia.
Il periodo e la temperatura si addicevano poco alla corsa, otto mesi fa, soprattutto non mi stimolavano, contrariamente ad ora, i ricordi di quando, giovane virgulto, calpestavo questi spazi con l’impeto ed i brufoli di un momento evolutivo lungi dal poter essere dichiarato maturo, ancorché prossimo al traguardo della maggiore età.
Competizioni “in altura” con vista a mare, come nelle migliori tradizioni.
La partenza in linea dal centro del campo, allora coperto solo d'erba, schivando le buche e saltando gli avvallamenti, a raggiungere il lato opposto dove gli accalcati spazi e le strisce bianco-rosse dei nastri obbligavano in un corridoio, restringendo la corsa in un’unica corsia.
Un giro completo esterno alla pista e poi giù, lungo una discesa che i più affrontavano con baldanzosa fiducia nei propri mezzi, inconsapevolmente mal riposta in un’esagerata magnanimità, ignari del fatto che da lì a poco quel tratto avrebbe dovuto essere percorso in salita.
La colonna si sgranava e gli ultimi, ancora nel tratto in discesa, venivano ben presto raggiunti dai primi, ora in salita, veri outsider della specialità.
E così per due volte, due giri completi del campo di atletica e due giri sul tratto sterrato sottostante, a coprire 2.905 lunghissimi metri.
Il cuore pulsava forte nelle tempie e nel collo, con il respiro a tratti stentato....si soffriva in quelle campestri, perché non si sapeva misurare le proprie forze e si dava tutto quello che si aveva in corpo, salvo poi arrivare rantolanti con la generosità e lo sprezzo della fatica che solo l’acerba adolescenza sa concedere.
Sfide già perse prima di iniziare a correre, che si risolvevano immancabilmente a favore dei soliti, pochi, eletti e che lasciavano quell’amaro in bocca che stentava a raddolcirsi, preda di un immaturo quanto malcelato agonismo.
I dolorosi, per ginocchio e tallone, 4.300 metri di oggi, portati a termine ricalcando quelle stesse tracce lasciate più di trent’anni or sono, spingono a pensare che da allora nulla sia cambiato, eccezion fatta per i danni causati dalla Bora.
Soltanto una sopraggiunta ed ormai avanzata maturità, infatti, riduce gli effetti dell’estenuante mediocrità volta a distinguere, ora come allora, risultati valutabili come non più che amatoriali che inducono a riflettere
e, magari nel breve, ad abdicare.
Che bello Trieste Sport! Prima di abdicare, però, c'è tutto il tempo da correre assieme
RispondiEliminameditabondo e nostalgico! eh he he
RispondiEliminaCiao, non è che per caso possiedi altre pagine con i risultati delle campestri tenute a Cologna in quegli anni? Un anno arrivai secondo, forse nel 1980? O nel 1978...? Boh... Grazie
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