"La scuola di guerra della vita", Friedrich Nietzsche:

Quel che non mi uccide, mi rende più forte"

(Friedrich Nietzsche, Crepuscolo degli idoli, 1888)

"Se dopo aver accompagnato tuo figlio in palestra, aspettando seduto nello spogliatoio e pensando alla gara del giorno prima, con la calcolatrice del cellulare cominci a calcolare:

- a che passo avresti dovuto correre per arrivare cinque minuti prima;

- che tempo avresti fatto se ai 10 chilometri fossi arrivato ad una media inferiore di 5 secondi al chilometro;

- a che media affronterai la prossima gara volendo migliorare il tuo PB di almeno 10 minuti

allora le possibilità sono due: o sei un runner o sei cerebroleso, e non è detto che una escluda l'altra....”
(orzo)
....certo che noi runners siamo proprio strani....
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domenica 23 maggio 2010

La mia prima Maratona

 
11^ Maratona d' Europa
Domenica 2 maggio 2010

Ore 8:55, sono ingabbiato a Gradisca d’Isonzo, con centinaia di altri runners alla partenza dell' 11^ Maratona d'Europa e sta per compiersi il sogno che inseguo da sempre: correre una Maratona.

La decisione di realizzare finalmente questo sogno è arrivata nell’autunno scorso, dopo una primavera di risveglio da un torpore pluridecennale, con episodi di riavvicinamento alla corsa caratterizzati da buffi cronometraggi su distanze di due - tre chilometri, ed un’estate nella quale la consapevolezza di essere sottotono, per usare un eufemismo, andava via via rafforzandosi e che comunque, Maratona o no, bisognava correre ai ripari.
Il fiatone per salire i due piani di casa era diventato inaccettabile e cominciava a prevalere il senso di impotenza nei confronti di un figlio che di là a poco mi avrebbe sicuramente raggiunto e molto probabilmente superato nei suoi pur brevi scatti di corsa.

Comincio a cercare in rete tabelle di allenamento, potenza della tecnologia, ed affido così la mia preparazione al “my coach” di Adidas, prefiggendomi un impegno che da tempo era ormai svanito e praticamente dimenticato nei suoi tratti essenziali.
Troppi lunghi anni erano infatti trascorsi dalle piacevoli domeniche dei primi anni ’80, quando con gli Amici della ginnastica attrezzistica si correva senza troppo impegno per un paio d’ore a torso nudo per il Carso, dopo essersi mostrati l’un l’altro i calli del venerdì causati da sbarra, anelli e parallele che si aprivano sul palmo delle mani.

Ed è proprio in questo periodo, nel quale con qualcuno di loro corro quelle manifestazioni che iniziano e diffondersi in quegli anni, le “non competitive” e le stracittadine, che prende forma in me l’idea della Maratona .
Dopo l’adolescenza sui 300 e 400 metri in pista è un piacevole ritorno e la compagnia è delle migliori.
Domeniche mattina ed anche, ogni tanto, qualche giorno durante la settimana, ma sempre nel piacere di un’ attività fine a se stessa, senza l’assillo del cronometro; tutt’al più si usciva con l’orologio, per darci un’idea di massima del tempo per non far tardi a casa.

Ricordo quella volta, eravamo soli io e Giovanni perché gli altri avevano altri impegni.
Lasciamo le macchine ed iniziamo a correre. Giovanni si infila un sacchetto della spesa sotto la maglietta di cotone e mi guarda. Gli chiedo: “a cossa te servi ?”
“Te vederà” mi fa con il suo sorriso beffardo. Gli leggo nel pensiero e senza dire niente continuo a correre, mantenendo a stento le risate.
Dopo tre chilometri si verifica quello che immaginavo: ci fermiamo davanti ad un albero di ciliegie, mi dà il sacchetto e mi fa: “Tien qua”.
Si arrampica sui rami più bassi e cominciamo e riempirci la pancia, mettendo anche qualcosa nella borsa, sbellicandoci dalle risate per come stava evolvendo il nostro impegno sportivo terminato, per quella giornata, con la pancia piena ed un bottino in ciliegie, riuscendo a stento a correre nel ritorno perché impossibilitati a tenere un’ andatura decorosa e soprattutto seria.
Che bel ricordo !! Grazie Giovanni !!....qualche anno dopo un incidente ti ha portato via, ma corri sempre con me….

Il servizio militare nel 1984 mette fine ad ogni attività sportiva e ci si perde anche un po’ di vista con gli amici della Ginnastica Triestina: ognuno sta prendendo la sua strada e qualcuno inizia a metter su famiglia.
Una bruttissima distorsione alla caviglia destra nell’autunno del 2005 mi impedisce di poggiare il piede per tre mesi.
Polpaccio e caviglia arrivano ad avere la stessa circonferenza, sono abbattuto e mi convinco che sarò fortunato se sarò in grado di camminare di nuovo diritto….per fortuna tutto rientra, anche se il muscolo è praticamente sparito.

Dopo vent’anni di digiuno, il 30 agosto 2009 mi “impegno” su 7,7 chilometri collinari per 1 ora e cinque minuti, correndo per 27 minuti e camminando per 38 minuti.
A settembre mi metto in testa di correre due volte per settimana ed il 30 settembre per fare 8 chilometri impiego 58 minuti, camminando per 16 minuti e correndo per 42 minuti, anche se ancora non di seguito.
Nello stesso periodo trovo le tabelle per la preparazione ed inizio a correre quattro volte per settimana; creo sul computer una cartella “Preparazione corsa” contenente un foglio di excel nominato “Registro corsa” sul quale annoterò diligentemente i risultati, anche per le modestissime uscite già portate a termine.

Si leggono così in ottobre uscite di 3,5-6-7-8 chilometri in medie risibili che vanno da 6’20”/Km a 6’50”/Km, ma di percorso collinare e quindi di formazione, e quel che più conta senza mai camminare.
A fine ottobre faccio 11,5 chilometri in 1 ora e 15 minuti, i primi di novembre corro per 14,7 chilometri in 1 ora e 35 minuti….ormai il ghiaccio è rotto !!

La preparazione continua secondo la tabella, anche se il maltempo invernale mi costringe a rallentare ed a ridurre a tre le uscite settimanali.
Per il 17 gennaio 2010 il programma prevede due ore di corsa, quale migliore occasione per partecipare alla mia prima mezza Maratona, tranquillizzato dal fatto che a metà dicembre avevo comunque già percorso 25,6 chilometri.
E’ con vera eccitazione che mi rimetto un pettorale sulla maglietta dopo 35 anni e devo dire che sono emozionato come un bambino.
Non so ancora se riuscirò a finirla, né se ciò mi porterà alla Maratona, ma anche questo era un traguardo che mi ero prefissato negli anni ed intendo perseguirlo.
Con vero stupore concludo la gara in un tempo dignitoso, inferiore alle due ore e senza sforzi sovrumani; tutto ciò mi lascia ben sperare per la preparazione futura.

Il 7 marzo corro la seconda Mezza in un tempo pressoché analogo; non c’è stato un netto miglioramento, ma sono comunque confortato da come mantengo i ritmi delle tabelle.
Inserisco nuovamente il quarto allenamento settimanale e per non perdere lucidità nelle gambe inizio una seduta settimanale di ripetute.

D’ora in poi le distanze diventano davvero importanti: 25 – 30 – 20 – 24.
Il 10 aprile c’è il lunghissimo di 36 chilometri; mi stanca davvero tanto, soprattutto mi fanno tanto male le gambe; dopo il 22° sono costretto a fare tratti camminando alternati alla corsa.
Riprendo a correre, ma sempre più spesso devo camminare. Porto a termine comunque l’allenamento correndo tutto l’ultimo chilometro.

A tre settimane dalla Maratona inizia la fase di scarico; il 17 aprile faccio l’ultimo 20 in un tempo pessimo, mai ho fatto così male in cinque mesi !!
Adesso le uscite sono tutte di corsa breve, le ultime solo per far girare un po’ le gambe.
L’ultima settimana è per me pesantissima e vivo giornate di elevata tensione, vorrei essere già alla partenza.

Ed è il grande giorno.
Giù dal pullman a Gradisca d’Isonzo mi preparo come al solito: crema sui punti più delicati dei piedi e cerotto, gel nel taschino dei pantaloncini e spugna in vita.
Ritrovo Amici, rivedo conoscenti, aspettiamo tutti insieme i pochi minuti che ci separano dal via.
Qualche foto, mangio uno snack, manca ormai poco.
Quando siamo già nelle gabbie di partenza lo speaker ci intrattiene con le solite formalità ed i ringraziamenti di rito; racconta di quanti siamo e di quanto diversificata sia la presenza di runners stranieri, citando qualche decina di corridori di Taipei.
Un grande applauso, qualche sorriso con gli occhi a mandorla e l’elicottero per le riprese televisive ci sorvola.

Lo sparo e si parte !!

Quello che quasi trent’anni fa avevo sognato adesso si sta compiendo, ancora non ci posso credere !!
La tensione finalmente svanisce e la corsa comincia a rilassarmi.
Mi accodo ai pacer delle 4 ore, non so se riuscirò a farcela, ma ci voglio provare.
Il percorso interno a Gradisca non è fluido, c’è troppa gente tutta insieme e si corre male.


Percorro il primo chilometro a 5’20”/Km, così come anche il secondo; mi accorgo di non essere più con i pacer, ma la corsa è fluida e non sto forzando; decido così di mantenere questo passo e ne ricavo un piacevole senso di libertà.
Al 6° chilometro passo davanti al cimitero di Fogliano, saluto la Mamma e la prego di continuare ad aiutare da lassù i miei Cari e me come ha sempre fatto finora….forse nemmeno Lei se l’aspettava questa mia Impresa.
Come mi è stato consigliato faccio tutti i ristori, per adesso solo acqua, ma serve a tenere la bocca umida.
Il percorso prosegue: Redipuglia, Ronchi dei Legionari, Monfalcone.
Passo al 10° chilometro in 52’43”, a 5’16”/Km….un po’ troppo veloce, non era questa la media che volevo tenere, ma per il momento mi va bene così.

All’undicesimo chilometro mi raggiungono i pacer delle 4 ore. Bene, li stavo aspettando.
Chiaramente mi accodo, ma stento a correre al loro passo, sono ancora un filo troppo veloce.
Mi disturba avere davanti altre persone perché mi deconcentrano e decido di mettermi in testa al gruppo, affiancando i primi.
“Andiamo bene cosi” – fa il pacer – “ siamo a 5’32”/Km”.
Adesso correre è veramente bello e rilassante ed il gruppo mi dà forza e motivazione.
Si continua così ancora per circa nove chilometri, fino a quando al 19° chilometro un falsopiano conduce inesorabilmente ai primi accenni di salita.
Prima di affrontare la salita decido di rallentare, non sono in grado di correre in salita alla stessa velocità.
Apro il gel ed inizio a succhiarlo….caldissimo e dolcissimo….spero almeno serva.
Il gruppo procede costante ed i pacer si girano ad incitarmi, ma decido di mantenere un mio passo.

Dopo due chilometri di salita passo alla Mezza in 1h59'20", a 5’40”/Km, tutto sommato va bene, volevo viaggiare su questa media.
I problemi però iniziano adesso, perché ci sono ancora 3,9 chilometri di salita e comincio a sentire un dolore alle dita del piede sinistro.
Rifletto se è il caso di fermarsi e decido di proseguire, forse mi passerà.
Mi viene in mente che potrebbe essere il cerotto che si è un po’ spostato e faccio finta di non sentire il dolore.
La pendenza costante della strada che conduce al 25° chilometro è veramente sfiancante; lo strappo dal 19° al 21° aveva una pendenza maggiore, ma era più breve. Adesso invece sembra non finire mai e si procede davvero lentamente.
Al 23° mi affianca un altro runner, e con qualche battutina per stemperare la fatica arrivo al 25°.
Mentre agli altri ristori bevevo camminando, a questo ristoro mi fermo decisamente e bevo con calma.

Riprendo a correre, ma dopo circa un chilometro sono costretto a rallentare perché il dolore alle dita del piede sinistro è aumentato e la scarpa è sporca di sangue, una nuova vescica si è aperta, scoprirò più tardi.
Contavo di riuscire a riprendere i pacer delle 4 ore, ma di loro nemmeno l’ombra, anche se scoprirò più tardi che alla Mezza il distacco che avevo era solo di 20 secondi.

La visione che mi si offre è infernale: dieci chilometri di strada costiera praticamente desolata e laggiù in fondo Trieste, che si intravede appena.

Al 27° chilometro cominciano a farmi molto male le gambe e non riesco più a mantenere la lenta andatura che avevo; sono così costretto ad alternare tratti al passo con tratti di corsa.
Per un crudele scherzo del destino il dolore alle gambe che oggi mi ha rallentato è insorto proprio dove già in aprile ho accusato lo stesso problema, nello stesso punto, anche se oggi il numero dei chilometri percorsi è maggiore.


Al 28° mi raggiungono i pacer della 4 ore e 15, e sono contento perché così potrò avere di nuovo un riferimento.
Riesco però a percorrere con il gruppo solo un chilometro, devo rallentare e nuovamente camminare. E sarà ancora così per una decina di chilometri.
Dal 33° chilometro la strada scende decisamente per due chilometri, ne approfitto per sciogliere la gambe.
Sono al 35° chilometro ed il percorso si sviluppa adesso tutto a livello del mare; non ci saranno più salite né discese fino all’arrivo.
Alterno ancora passo e corsa; penso di non fermarmi all’ultimo ristoro del 40°, ma un improvviso stimolo di fame mi spinge a prendere una banana, che mangio camminando.
Come temevo si stanno avvicinando i pacer delle 4 ore e 30 e questa volta non voglio rimanere per strada.
Riprendo a correre affiancato a loro anche se so già che sarò costretto a camminare d
i nuovo, ma voglio provarci fino in fondo.
Velocemente rifletto e penso che adesso, a due chilometri dalla fine, camminando anche solo venti metri perderei definitivamente il contatto e finirei oltre alle 4 ore e 30.

 
Ed allora parto, non sento più il dolore, non sento più la stanchezza, sento solo la gente ai lati della strada che mi incita.
Al cartello dei 500 metri una persona dell’organizzazione mi grida “dai !! ormai sei arrivato !!”….il pacer esce di lato….vedo il gonfiabile dei 42 chilometri….lo passo….
entro in Piazza Unità d’Italia....
 

....ultima curva verso destra....sento Lorenza e Giordano che gridano....il rettilineo….

....il cronometro segna 4 ore e 27….


....ultimi trenta metri….il tappeto azzurro….

E' FATTA !!!!

E’ IL COMPIMENTO DI UN SOGNO !!
E’ UN TRAGUARDO RIMANDATO PER ANNI E CHE CREDEVO ORMAI IRRAGGIUNGIBILE !!
E’ UN’ALTRA PARTE DI ME CHE SI COMPLETA !!
E’ UN ENTRARE NELLA FAMIGLIA DEI MARATONETI !!
E’ QUALCOSA CHE NESSUNO POTRA’ MAI TOGLIERMI !!


Ho onorato una competizione leggendaria, ho onorato un impegno preso con me stesso, ho onorato i sacrifici e gli allenamenti compiuti in questi lunghi mesi, ho onorato la Città che da sempre ospita la mia Famiglia, disputando qui la mia prima Maratona, e soprattutto ho onorato tutti quelli che non ci sono più e che hanno sempre creduto in me, penso che guardandomi da lassù essi possano esserne orgogliosi.

Nel mio piccolo adesso anch’io faccio parte di un mito.



(foto: atleticats.com; Roberta Radini)





Video Rai.TV - Rai Sport - Maratona d'Europa 2010

7 commenti:

  1. Ciao mitico maratoneta!!!!
    Bel blog... ti seguirò.

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  2. Grande! Bellissimo post!!! Emozioni, gioie, dolore e fatica... insomma la Maratona!!!

    Bravissimo!
    Complimenti!

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  3. Non c'è 2 senza tre...
    lodi lodi lodi:)

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  4. benvenuto nel club. e ora via a pensare alla prossima

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  5. Un racconto che ricorda molto la mia prima maratona, che era poi la stessa. A dire la verità, non sono mai riuscito a riprendermi dalla crisi di quella salita e sono arrivato sui gomiti. Complimenti tardivi, intanto mi metto a seguire il blog.

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  6. Pensavo che sarei arrivato tra le lacrime, tale è stata l'emozione per questo sogno che si stava realizzando....non è stato così, sono arrivato "freddo", come fosse stata una Corsa qualsiasi, ma adesso so perchè: ogni volta che rileggo questo mio scritto ho gli occhi lucidi, e penso che succederà sempre....
    Vi ringrazio per i vostri complimenti.

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