3^ Maratona delle Città del vino
Domenica 2 ottobre 2011
La canicola agostana era riuscita
ad allontanarmi dalla corsa, all’aperto a malapena si camminava.
Il solo pensiero di aprire il
file di excel relativo all’allenamento mi creava disagio, consapevole del fatto
che dopo un giugno ed un luglio incredibilmente positivi per l’allenamento
stavo saltando a piè pari settimane e settimane della tabella per Venezia: non
riuscivo a correre per più di 30 chilometri.
A fine luglio un 25K
ridimensionato a 17K, il 29K di ferragosto diventato 26K, un 20K sostituito, o
quasi, da cross
training, le due ultime settimane di agosto con una croce sopra….
Ed ancora caldo a settembre, ma finalmente 30 chilometri
tutti di corsa ad inizio mese, il 36K dell’11 settembre ridotto a 20
chilometri, l’Euromarathon
di metà mese conclusa per onor di firma….la preoccupazione aumenta ed il tempo
a disposizione diminuisce….
I tempi sono sempre più stretti, devo mettere chilometri,
e tanti, sulle gambe per presentarmi a Villa Pisani con almeno una
parvenza di lunghi, un rimedio s’impone.
Cerco delle soluzioni alternative
per correre comunque con il caldo ed individuo l’ultima possibilità per fare un
lungo, e soprattutto per recuperarlo in tempo utile, a Manzano, in casa dei
cugini friulani.
Sarà un’esperienza nuova: correrò
una Maratona per allenamento, senza guardare troppo al cronometro ed
approfittando dei ristori e degli spugnaggi per cercare di chiudere
positivamente una fatica lunga 42 chilometri.
La gara parte da Manzano,
toccando Buttrio, Orsaria e Firmano, in salita fino quasi alla Mezza, alla
periferia di Cividale del Friuli.
Si passa nel centro storico della
cittadina e dopo essere usciti attraversando il Ponte del Diavolo si prosegue
in discesa in direzione di Dolegna, per poi percorrere gli ultimi 15 chilometri
pianeggianti verso Vencò, ed oltre a Corno di Rosazzo, per chiudere il giro a
Manzano.
Percorso di guerra, sia per la
pendenza della prima parte che per i 30 gradi di temperatura che ci
accompagneranno fino alla fine; senza contare poi il traffico automobilistico,
che l’Organizzazione ha (ogni tanto) convogliato in un’unica corsia, ma che non
manca di rendersi pericoloso, con gli specchietti retrovisori delle autovetture
che fanno il filo ai gomiti dei runners.
E’ chiaro fin dall’inizio che non
mi aspetto grosse prestazioni cronometriche, sia per le difficoltà oggettive
della giornata che per il mio stato di forma: potrò considerarmi soddisfatto se
riuscirò a chiuderla con onore.
Parto da casa alle 7:15 con
l’amico Fabio, che viene da Belluno, anche lui alla ricerca di chilometri in
vista di Venezia.
Il ragazzo è alla sua prima
Maratona, ma corre in montagna: fa le Eco-Maratone ed ha un’altra cilindrata,
secondo me può chiudere la corsa in poco più di tre ore.
Alla partenza troviamo il nostro
amico Claudio, altro cavallo di razza da tre ore e sette a Berlino 2010.
Sono le otto e mezza del mattino,
ma il sole già scotta sulla schiena e trascorro gli ultimi minuti prima della
partenza rigorosamente all’ombra.
“Ragazzi, per me fa già troppo
caldo, non so se ce la faccio a finirla”.
“Un po’ di positività….” – fa
Fabio, che cento metri dopo la partenza è già lontano.
Chiuderà in 3 ore e 30, ritardato
come tutti, ma neanche troppo, dai trenta gradi.
Dai primi chilometri affianco un
gruppo che ha il mio stesso passo, attaccandomi al pacer delle 4 ore e 15, con
il quale chiacchiero beatamente per otto chilometri.
Realizzo che non era quello che
avrei dovuto fare e, complici la salita ed il gran caldo, rallento.
La parte fino alla Mezza passa
tra spugnaggi promessi, ma di fatto non presenti, code di automobilisti fermi
in fila che strombazzano al nostro passaggio e macchine “posteggiate” nei
pressi di un centro equestre che restringono notevolmente lo spazio a
disposizione per correre.
La ducale Cividale e lo
scenografico Ponte del Diavolo fungono da ottimo viatico per le già stanche
membra, facilitando la corsa che per tre-quattro chilometri si svolge adesso in
discesa.
Si entra nella zona del Collio e
maestose verdi colline si profilano all’orizzonte, mentre a sinistra il Monte
Canin svetta con i suoi 2.587 metri.
Con un secco cambio di direzione
la strada volge decisamente a sud ed il sole, ormai quasi allo zenith, scotta
forte sulla fronte e sulle spalle.
Che zona bellissima!! C’è un
attimo nel quale mi sento particolarmente bene: cielo azzurro, nessuno davanti
né dietro, silenzio rotto solo dal rumore delle mie scarpe, qualche graspo
ancora attaccato nelle vigne che emanano un deciso odore di uva
fragola….poesia….
Cerco i tratti all’ombra, anche
se molte volte preferisco tagliare le curve per compiere il tragitto minore.
Il caldo è sfiancante, stento a
recuperare pur non essendoci più salita e percorro lunghi tratti al passo:
cammino all’ombra e corro al sole, così il fresco dura di più ed il caldo
finisce prima.
I chilometri centrali sono i più
duri, con sempre meno vegetazione ai lati della strada e con un sole sempre più
forte sulla testa.
C’è poca gente in giro; qualche
vecchietto in osteria seduto all’ombra, più avanti un agriturismo con diversi
avventori….pochissima gente lungo la strada.
Penso che in fondo potrei
ritirarmi, ormai ho superato il trentesimo, anche se non la finisco ho pur
sempre fatto un lungo….già, ma magari riesco a farne 36….vediamo un po’ come
prosegue….
Adesso è sofferenza pura!!
Strada in falsopiano, asfalto bollente e stanchezza sempre più grande.
Due provvidenziali docce private
con tubo di gomma e spruzzo al 34° ed al 36° chilometro risollevano il morale
ed un ristoro verso il 38°, anche questo privato, ricarica le batterie.
Giunto a questo punto ritirarsi è
assurdo, anche se il caldo e la stanchezza mi costringono a camminare sempre di
più e le gambe sono sempre più pesanti.
Stringo i denti, ormai mancano
pochi chilometri.
Ai lati della strada c’è gente
che incita ed applaude, ed un “FORZA !!” arriva al momento giusto.
Entro a Manzano, ancora due
lunghi rettilinei….passo il 42° chilometro e dietro la curva finalmente il
gonfiabile dell’arrivo.
Taglio il traguardo da solo, in
quel momento non c’è nessuno prima né dopo di me….i quattro-cinque “BRAVO !!”
sono quindi tutti per me e mi regalano un attimo di felicità.
Mi godo il momento fino alla
fine, con la ragazza sorridente che mi infila al collo la medaglia di finisher e
Fabio ad aspettarmi, un’ora e mezza dopo il suo arrivo.
Il tempo finale di 5h 8’ 15” non
è certo una bella prestazione, ma poco importa, oggi non cercavo il risultato.
Sono partito, poco convinto, per
un lungo assistito (tra l’altro su questo stendo un pietoso velo….) ed ho
portato a casa una Maratona, fermandomi ad ogni ristoro, mangiando pezzi di
banana e bevendo comodamente con calma fino a quando ne avevo voglia, con
l’ultimo chilometro corso “alla Tergat”.
E l’unica spugna che ho gettato è stata quella per bagnarmi il viso ogni
cinque chilometri….e poi, soddisfazione massima, avevo un pettorale da top
runner che più top non si può....e quando mi capita un'altra volta ??
Estiqatsi!!!! Una maratona cosi', giusto per fare un lungo!!! Bravo anceh da parte mia! E poi che pettoralone!!!
RispondiEliminaDai che Venezia te se la magni!!!
:-)
eh eh eh eh
RispondiElimina;-)