"La scuola di guerra della vita", Friedrich Nietzsche:

Quel che non mi uccide, mi rende più forte"

(Friedrich Nietzsche, Crepuscolo degli idoli, 1888)

"Se dopo aver accompagnato tuo figlio in palestra, aspettando seduto nello spogliatoio e pensando alla gara del giorno prima, con la calcolatrice del cellulare cominci a calcolare:

- a che passo avresti dovuto correre per arrivare cinque minuti prima;

- che tempo avresti fatto se ai 10 chilometri fossi arrivato ad una media inferiore di 5 secondi al chilometro;

- a che media affronterai la prossima gara volendo migliorare il tuo PB di almeno 10 minuti

allora le possibilità sono due: o sei un runner o sei cerebroleso, e non è detto che una escluda l'altra....”
(orzo)
....certo che noi runners siamo proprio strani....
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giovedì 6 ottobre 2011


3^ Maratona delle Città del vino
Domenica 2 ottobre 2011

La canicola agostana era riuscita ad allontanarmi dalla corsa, all’aperto a malapena si camminava.
Il solo pensiero di aprire il file di excel relativo all’allenamento mi creava disagio, consapevole del fatto che dopo un giugno ed un luglio incredibilmente positivi per l’allenamento stavo saltando a piè pari settimane e settimane della tabella per Venezia: non riuscivo a correre per più di 30 chilometri.

A fine luglio un 25K ridimensionato a 17K, il 29K di ferragosto diventato 26K, un 20K sostituito, o quasi, da cross training, le due ultime settimane di agosto con una croce sopra….
Ed ancora caldo a settembre, ma finalmente 30 chilometri tutti di corsa ad inizio mese, il 36K dell’11 settembre ridotto a 20 chilometri, l’Euromarathon di metà mese conclusa per onor di firma….la preoccupazione aumenta ed il tempo a disposizione diminuisce….

I tempi sono sempre più stretti, devo mettere chilometri, e tanti, sulle gambe per presentarmi a Villa Pisani con almeno una parvenza di lunghi, un rimedio s’impone.
Cerco delle soluzioni alternative per correre comunque con il caldo ed individuo l’ultima possibilità per fare un lungo, e soprattutto per recuperarlo in tempo utile, a Manzano, in casa dei cugini friulani.
Sarà un’esperienza nuova: correrò una Maratona per allenamento, senza guardare troppo al cronometro ed approfittando dei ristori e degli spugnaggi per cercare di chiudere positivamente una fatica lunga 42 chilometri.

La gara parte da Manzano, toccando Buttrio, Orsaria e Firmano, in salita fino quasi alla Mezza, alla periferia di Cividale del Friuli.
Si passa nel centro storico della cittadina e dopo essere usciti attraversando il Ponte del Diavolo si prosegue in discesa in direzione di Dolegna, per poi percorrere gli ultimi 15 chilometri pianeggianti verso Vencò, ed oltre a Corno di Rosazzo, per chiudere il giro a Manzano.



Percorso di guerra, sia per la pendenza della prima parte che per i 30 gradi di temperatura che ci accompagneranno fino alla fine; senza contare poi il traffico automobilistico, che l’Organizzazione ha (ogni tanto) convogliato in un’unica corsia, ma che non manca di rendersi pericoloso, con gli specchietti retrovisori delle autovetture che fanno il filo ai gomiti dei runners.

E’ chiaro fin dall’inizio che non mi aspetto grosse prestazioni cronometriche, sia per le difficoltà oggettive della giornata che per il mio stato di forma: potrò considerarmi soddisfatto se riuscirò a chiuderla con onore.

Parto da casa alle 7:15 con l’amico Fabio, che viene da Belluno, anche lui alla ricerca di chilometri in vista di Venezia.
Il ragazzo è alla sua prima Maratona, ma corre in montagna: fa le Eco-Maratone ed ha un’altra cilindrata, secondo me può chiudere la corsa in poco più di tre ore.
Alla partenza troviamo il nostro amico Claudio, altro cavallo di razza da tre ore e sette a Berlino 2010.
Sono le otto e mezza del mattino, ma il sole già scotta sulla schiena e trascorro gli ultimi minuti prima della partenza rigorosamente all’ombra.
Ragazzi, per me fa già troppo caldo, non so se ce la faccio a finirla”.
Un po’ di positività….” – fa Fabio, che cento metri dopo la partenza è già lontano.
Chiuderà in 3 ore e 30, ritardato come tutti, ma neanche troppo, dai trenta gradi.

Dai primi chilometri affianco un gruppo che ha il mio stesso passo, attaccandomi al pacer delle 4 ore e 15, con il quale chiacchiero beatamente per otto chilometri.


Realizzo che non era quello che avrei dovuto fare e, complici la salita ed il gran caldo, rallento.
La parte fino alla Mezza passa tra spugnaggi promessi, ma di fatto non presenti, code di automobilisti fermi in fila che strombazzano al nostro passaggio e macchine “posteggiate” nei pressi di un centro equestre che restringono notevolmente lo spazio a disposizione per correre.

La ducale Cividale e lo scenografico Ponte del Diavolo fungono da ottimo viatico per le già stanche membra, facilitando la corsa che per tre-quattro chilometri si svolge adesso in discesa.
Si entra nella zona del Collio e maestose verdi colline si profilano all’orizzonte, mentre a sinistra il Monte Canin svetta con i suoi 2.587 metri.
Con un secco cambio di direzione la strada volge decisamente a sud ed il sole, ormai quasi allo zenith, scotta forte sulla fronte e sulle spalle.
Che zona bellissima!! C’è un attimo nel quale mi sento particolarmente bene: cielo azzurro, nessuno davanti né dietro, silenzio rotto solo dal rumore delle mie scarpe, qualche graspo ancora attaccato nelle vigne che emanano un deciso odore di uva fragola….poesia….
Cerco i tratti all’ombra, anche se molte volte preferisco tagliare le curve per compiere il tragitto minore.
Il caldo è sfiancante, stento a recuperare pur non essendoci più salita e percorro lunghi tratti al passo: cammino all’ombra e corro al sole, così il fresco dura di più ed il caldo finisce prima.
I chilometri centrali sono i più duri, con sempre meno vegetazione ai lati della strada e con un sole sempre più forte sulla testa.
C’è poca gente in giro; qualche vecchietto in osteria seduto all’ombra, più avanti un agriturismo con diversi avventori….pochissima gente lungo la strada.
Penso che in fondo potrei ritirarmi, ormai ho superato il trentesimo, anche se non la finisco ho pur sempre fatto un lungo….già, ma magari riesco a farne 36….vediamo un po’ come prosegue….

Adesso è sofferenza pura!! Strada in falsopiano, asfalto bollente e stanchezza sempre più grande.
Due provvidenziali docce private con tubo di gomma e spruzzo al 34° ed al 36° chilometro risollevano il morale ed un ristoro verso il 38°, anche questo privato, ricarica le batterie.

Giunto a questo punto ritirarsi è assurdo, anche se il caldo e la stanchezza mi costringono a camminare sempre di più e le gambe sono sempre più pesanti.
Stringo i denti, ormai mancano pochi chilometri.
Ai lati della strada c’è gente che incita ed applaude, ed un “FORZA !!” arriva al momento giusto.
Entro a Manzano, ancora due lunghi rettilinei….passo il 42° chilometro e dietro la curva finalmente il gonfiabile dell’arrivo.
Taglio il traguardo da solo, in quel momento non c’è nessuno prima né dopo di me….i quattro-cinque “BRAVO !!” sono quindi tutti per me e mi regalano un attimo di felicità.
Mi godo il momento fino alla fine, con la ragazza sorridente che mi infila al collo la medaglia di finisher e Fabio ad aspettarmi, un’ora e mezza dopo il suo arrivo.

Il tempo finale di 5h 8’ 15” non è certo una bella prestazione, ma poco importa, oggi non cercavo il risultato.
Sono partito, poco convinto, per un lungo assistito (tra l’altro su questo stendo un pietoso velo….) ed ho portato a casa una Maratona, fermandomi ad ogni ristoro, mangiando pezzi di banana e bevendo comodamente con calma fino a quando ne avevo voglia, con l’ultimo chilometro corso “alla Tergat”.
E l’unica spugna che ho gettato è stata quella per bagnarmi il viso ogni cinque chilometri….e poi, soddisfazione massima, avevo un pettorale da top runner che più top non si può....e quando mi capita un'altra volta ??

2 commenti:

  1. Estiqatsi!!!! Una maratona cosi', giusto per fare un lungo!!! Bravo anceh da parte mia! E poi che pettoralone!!!
    Dai che Venezia te se la magni!!!
    :-)

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